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Attualità martedì 23 aprile 2019 ore 11:30

A San Casciano i migranti diventano attori

La prima compagnia stabile italiana costituita da attori richiedenti asilo pronta al debutto regionale con ''Non siamo Baobab''



SAN CASCIANO VAL DI PESA — Nasce a San Casciano la prima compagnia stabile italiana costituita da attori richiedenti asilo, pronta al debutto regionale con lo spettacolo ''Non siamo Baobab'', produzione firmata da Arca Azzurra per la regia del belga Patrick Duquesne, che andrà inscena al Teatro Niccolini di San Casciano il 24 aprile.

Gli attori, tra i 15 e i 55 anni, provenienti dall’ex Cas di San Casciano, oggi centro Sprar, giungono da Egitto, Gambia, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun.

“Non siamo fermi, immoti nei luoghi in cui nasciamo, siamo un’umanità costantemente in viaggio” dicono gli attori Wafaa Abou Seif, Abdoulie Bojang, Aldinho Konatè, Mamadou Oury, Philippe Yamdje insieme ai loro colleghi di palcoscenico belgi e italiani Aurelie Henceval, Fernando Zamora, Marco Borgheresi e Samuel Osman. “Siamo più simili ad una sorgente - sottolinea il regista Patrick Duquesne - sappiamo da dove veniamo e non neghiamo le nostre radici, la vita ci porta sempre da qualche parte e noi scorriamo insieme a lei, come il fluire dell’acqua di un fiume in piena”.

Il filo rosso da cui prende vita lo spettacolo che fonde elementi comici e drammatici è il tema della valigia e dell’incontro.

“Ho chiesto a ciascuno di loro di pensare a cosa mettere dentro alla propria valigia e di immaginarsi protagonisti di un viaggio – spiega il regista – da questo spunto drammaturgico sono emerse le storie più forti ed emozionanti, il teatro si è aperto come un libro in cui i ragazzi hanno liberato angosce, ricordi, particolari dei loro drammatici vissuti che ci hanno fatto piangere e ridere allo stesso tempo”. Nella valigia, simbolo di vita c'è chi ha isolato delle pietre in ricordo di quelle che in Libano gli sono state scagliate contro dai figli degli scafisti, c'è chi non ha messo niente perché gli manca l'aria ogni volta che pensa al proprio paese, c’è chi, come la giovanissima Wafaa Abou Seif, attraverso il palcoscenico ha trovato il coraggio di esprimere il diritto di essere se stessa, un’adolescente di 14 anni che si affaccia alla vita, curiosa, entusiasta, interessata a conoscere le tante sfumature della realtà. “L’intera umanità vive una storia che cambia continuamente – conclude Duquesne - siamo tutti protagonisti di un viaggio fatto di emozioni, esperienze, eventi che si arricchisce dell’incontro con gli altri”.


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