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Cultura lunedì 14 aprile 2014 ore 14:44

La storia del monastero di Badia a Passignano in un prestigioso volume

Dopo oltre dieci anni la struttura riapre e svela i propri tesori



TAVARNELLE VAL DI PESA — Una dimora di straordinaria bellezza dove arte, architettura e vita monastica si sono fuse nel tempo con grande armonia; uno dei monasteri più antichi della penisola al cui interno spiccano tesori d’arte di elevato pregio come il noto Cenacolo (1476), affresco di Domenico Ghirlandaio in fase di restauro, torna ad aprire le porte al pubblico ospitando un evento organizzato dal Comune di Tavarnelle. E’ la presentazione del libro “Passignano in Val di Pesa – Un monastero e la sua storia”, che l’Unione Comunale del Chianti Fiorentino ha promosso per arricchire di un nuovo tassello di conoscenza il ricco patrimonio storico artistico che caratterizza il secolare complesso monastico di Badia a Passignano e la chiesa di San Michele Arcangelo (XV-XIX secolo). Il volume, edito da Olschki, è curato da Italo Moretti e dà seguito al lavoro di ricerca ed approfondimento su Badia a Passignano, iniziato con la pubblicazione del testo ‘‘Passignano in val di Pesa. Un monastero e la sua storia”, edito nel 2009 a cura di Paolo Pirillo.

“Dopo svariati anni l’edificio – spiega il sindaco Sestilio Dirindelli - torna ad interagire e dialogare con la comunità attraverso iniziative di natura culturale, volte a diffondere il significato e il valore di questa stupefacente testimonianza del passato; nella convinzione che il monastero di Badia a Passignano possa sempre costituire un polo di aggregazione e di diffusione culturale non isolato e tanto meno estraneo al nostro territorio, vorremmo esprimere tutta la nostra riconoscenza all’ordine dei monaci vallombrosani per la rinnovata e proficua collaborazione”. L’iniziativa di sabato, realizzata con il contributo di Antinori, alla quale prenderanno parte il curatore Italo Moretti e lo storico dell’arte Alessandro Gambuti, si arricchirà del concerto dei docenti dell’Accademia Malaspina alle ore 19 con un repertorio dedicato a Franz Schubert. Il concerto sarà eseguito da Tiziano Mealli (pianoforte), Alberto Bologni (violino), Antonello Farulli (viola), Andrea Nannoni (violoncello), Gabriele Ragghianti (contrabbasso). Ingresso libero.

Il secondo dei volumi dedicati alla storia dell’abbazia vallombrosana di Passignano raccoglie una serie di contributi di specialisti dedicati alle vi­cende artistiche e architettoniche della chiesa del monastero intitolata a San Michele Arcangelo. Momento centrale dei saggi è la prima Età moderna, quando l’edificio sacro fu oggetto di interventi decorativi e strutturali che ne fecero un importante episodio del Manierismo fiorentino. Già nella prima metà del Cinquecento Bastiano di Simone Confetto e Domenico Atticciati vi avevano realizzato un pre­gevole coro ligneo e l’arredo della sacrestia. Vi lavorarono in seguito l’Allori, il Caccini, Benedetto Veli e Domenico Cresti, detto ‘il Passignano’. La decorazione della chiesa sarebbe stata ultimata, ai primi del XVIII secolo, da Nicola Nasini. La storia di Passignano rappresenta dunque un felice momento sul piano dell’innovazione artistica, che i saggi del volume analizzano e illustrano sia nella luce particolare del contesto vallombrosano, sia in quella più ampia della ricca stagione di maniera.

“A Passignano – aggiunge l’abate generale Giuseppe Casetta – tutto parla di San Giovanni Gualberto, come si può evincere dai contributi legati alla sua tomba, al suo reliquiario e alle opere d’arte che ne sintetizzano plasticamente la storia della sua vicenda terrena. Grazie a questo e a tanti altri contributi che mi auguro potranno venire da questa pubblicazione sento che questo luogo, fatto di bellezza e di tanto amore da parte dei monaci che ci hanno preceduto, è ancora vivo: non è solo un museo, una dimora storica, un luogo da visitare per una ricerca culturale, pur nella fragilità e nelle difficoltà dei tempi che viviamo, è una comunità monastica vivente che abita questo spazio”.

“La scelta del curatore – commenta l’assessore Marina Baretta – di limitare, per ora, la ricerca alla sola chiesa di San Michele Arcangelo, mostrando di fatto solo la punta di un iceberg, mette in chiara evidenza l’enorme ricchezza raccolta nell’intero complesso monastico, un vero ed esteso giacimento culturale. Nell’illustrare le trasformazioni e l’arricchimento decorativo ricevuto dalla chiesa tra il Cinquecento e il secolo successivo, i contributi di tutti gli autori hanno messo a fuoco uno dei momenti più prolifici di ricchezza spirituale e materiale di Passignano, la cui plurisecolare presenza aveva creato dei legami stretti con l’intera area circostante”.

Fonte: Ufficio stampa associato del Chianti


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